Perchè iniziare un percorso di Counseling Transazionale?

Vera Paola Termali • 26 settembre 2019

Di fondo perchè c'è qualcosa nella nostra vita che vorremmo cambiare

Perché proprio il Counseling Transazionale?

L’Analisi Transazionale offre strumenti pratici e facilmente comprensibili per capire veramente come ci stiamo muovendo nella vita, perché riproduciamo sempre gli stessi comportamenti e pare che non riusciamo ad imparare dall’esperienza, perché ci sono atteggiamenti e situazioni che ci destabilizzano, anche se a livello razionale li comprendiamo e persino li giustifichiamo.

Partendo dall’analisi della nostra maniera di comunicare, si arriva a capire cosa sottosta alle nostre modalità di porci nella vita, quali sono le nostre aspettative e come mai ci sembra sempre che gli altri non le soddisfino e di fondo: ci sentiamo Ok o no, pensiamo di valere per la nostra unicità o crediamo che gli altri siano meglio di noi?

Stiamo vivendo la vita che desideriamo? Che cosa ci ha portato a queste credenze autosabotanti? Come facciamo a smettere di usare le strategie sbagliate e a darci il permesso di essere finalmente sereni?

A queste domande l’Analisi Transazionale offre risposte concrete, dalle quali cliente e counselor partono per un viaggio che li farà crescere insieme. Il tutto in tempi celeri, mediamente 8-10 sedute.

Ma cosa dobbiamo aspettarci dal Counseling?

Un miglioramento della qualità della vita, un cambio di prospettiva, imparare a comunicare in maniera non conflittuale, pensieri nuovi che ci permettono di agire in maniera nuova.

Grazie alle sedute di counseling potremo trovare o riscoprire la bellezza, la gioia, la fiducia in noi stessi e negli altri, scoprire spazi di libertà e responsabilità che non credevamo di avere, riconoscere il nostro valore personale, far emergere le nostre risorse, spesso misconosciute, grazie alle quali possiamo superare i momenti critici della nostra vita, a modo nostro e nel rispetto delle nostre relazioni.



Un percorso di Counseling parte da quattro domande: Dove? Che cosa? Come? Quando? alle quali Counselor e Cliente cercano risposte rispettose della persona e del suo contesto sociale.

Dove sono nel mio percorso di vita?

Qual è la mia situazione attuale?

Che emozioni sto vivendo?

Ci sono aspetti della mia vita che vorrei cambiare o migliorare?

Che cosa voglio?

Quali sono i miei obiettivi?

Quali sono i passi intermedi che mi permetteranno di realizzarli?

Cosa migliorerebbe la qualità della mia vita?


Come posso agire?

In che modo voglio muovermi per la realizzazione dei miei desideri?

Quali risorse personali posso e intendo mettere in campo?

Ho inquadrato correttamente le problematiche?

Come posso potenziare il mio pensiero, la mia consapevolezza emotiva e portare attenzione al mio comportamento?


Quando ?

Quando mi prendo il tempo per dedicarmi a me stesso?

Quali momenti e spazi dedico alla mia realizzazione personale e alla realizzazione dei miei obiettivi?

Quando sono in grado di non farmi invadere?


Se pensi che chiarirti le idee su queste domande sia una cosa utile per portare una ventata di leggerezza nella tua vita, il Counseling Transazionale fa per te.




Autore: Vera Paola Termali 17 settembre 2019
Ormai sono diversi giorni che sei tornato dalle vacanze e ancora non riesci a ingranare? Cos’è questa specie di malinconia, questa voglia di non far niente, questa fatica a iniziare a fare una qualsiasi delle cose che dovresti fare? “Ma come? Mi sembrava proprio di essermi rilassata e invece!” Ecco qua l’errore interpretativo! La vacanza, anche se riposante, è sempre simpaticotonica, mette cioè in uno stato di eccitazione sensoriale per quello che vedi, ascolti, provi, gusti, tocchi – tutte cose nuove o viste con nuovi occhi. Quando poi rientriamo, ecco la vagotonia, uno stato di stanchezza che punta a compensare l’eccitazione precedente, a portare l’organismo alla normalità. Ma cos’è questa vagotonia? La vagotonia è una particolare condizione di equilibrio funzionale del sistema nervoso che è volta essenzialmente a ripristinare le riserve energetiche. Il soggetto in vagotonia presenta pressione arteriosa, temperatura corporea, e metabolismo basale bassi, polso lento, tendenza alla sudorazione, alla ipersecrezione lacrimale e salivare e attività respiratoria ridotta. Detta più semplicemente, ti manca il fiato appena acceleri la camminata, ti commuovi facilmente, ti senti stanco, non sopporti i cambi di temperatura, ti senti tutto rallentato e vorresti soltanto star buttato sul divano. Insomma, uno straccio! E la mente? Confusa e inconcludente. Staccare veramente è proprio difficile e, paradossalmente, meglio ci saremo riusciti in vacanza, più dura sarà la “sindrome del rientro”. La questione è che la nostra vita quotidiana ci sta aspettando ancor prima di arrivare sulla soglia di casa. E’ soddisfacente? Le vacanze ci avranno corroborato e riusciremo a ripartire nel quotidiano anche con nuove prospettive, riusciremo a mantenerci in leggera simpaticotonia, quel tanto che basta per avere la mente lucida e essere determinati. Abbiamo lasciato una vita scialba, un lavoro che non corrisponde ai nostri desideri, i problemi col nostro partner son sempre gli stessi? Proprio non ce la faremo a rientrare! Che fare? Tanto per incominciare riconoscere le proprie emozioni, dare loro un nome e una causa. Il problema è che sono oberato di cose da fare o che le cose che devo fare non mi piacciono? Fai una lista di tutte le cose da fare che ti affollano la mente e mettile in ordine di importanza. Cosa può aspettare? Cosa va fatto subito? Hai lasciato indietro delle scadenze? Fare la lista potrebbe sembrarti tempo sprecato, ma ti aiuterà a lasciare andare l’ansia, soprattutto se dividerai le cose da fare fra i vari giorni della settimana. Quindi la parola d’ordine è disciplina e organizzazione! Ma chi ti può aiutare, se questa non è proprio la tua indole? Puoi farti aiutare dai Fiori di Bach , rimedi naturali che ti rimetteranno in forma in breve tempo. L’importante è individuare bene la causa della tua sindrome da rientro e, se non ce la fai da solo (cosa oggettivamente complessa), chiedi a un consulente del metodo originale, magari iscritto al registro internazionale della Fondazione Bach come me. Infatti, se anche “Blues” in inglese significa tristezza, nel post-vacation blues di ognuno di noi c’è qualcosa di più di semplice tristezza, qualcosa che è diverso da persona a persona. Prova a farti qualche domanda: la tua situazione è caratterizzata da · Malumore indefinito, senza ragione evidente? Mustard · Non ce la faccio a iniziare, ma poi va? Hornbeam · Sono pieno di dubbi? Scleranthus · Sono insicuro, chiedo consiglio a tutti? Cerato · Non nutro speranze che le cose cambino? Gorse · Sono deluso dalle situazioni che vivo? Gentian · Sono stanco nella mente e nel corpo? Olive · Corro a destra e a manca e sono sempre più irritato? Impatiens · Non riesco a concentrarmi? Clematis · Mi sento in colpa per non prendere in mano la situazione? Pine Il cambiamento è la strada per la serenità! Dobbiamo trovare il coraggio di cambiare quello che non ci fa vivere la vita che vorremmo. Il cambiamento deve sempre partire da noi stessi, perchè puntare il dito verso l'esterno ci fa soltanto perdere di vista le nostre responsabilità. Noi deteniamo il meraviglioso potere di cambiare le cose per essere felici. Usiamolo! Facciamo il primo passo! Facciamolo adesso! Per orizzontarti nel meraviglioso mondo dei Fiori di Bach, puoi scaricare gratuitamente dal mio sito www.verapaolatermali.it il libretto del Dr. Bach “I dodici guaritori”, in cui descrive gli stati d’animo che corrispondono ad ogni Fiore.
Autore: Vera Paola Termali 29 agosto 2019
Ognuno di noi, fin dalla primissima infanzia, decide la sua strategia di vita. Dato che i figli dell'uomo impiegano molto tempo per essere autonomi (almeno un anno per camminare e portare il cibo alla bocca, moltissimi anni per procurarsi del cibo da solo) la loro relazione con la madre è questione di vita o di morte. E' quindi indispensabile che il rapporto con la madre sia forte e positivo. Il neonato, che ben conosce la madre che si è scelto (o che gli è toccata, come preferite credere) fa di tutto per essere amato dalla madre, per essere ben accetto e quindi accudito secondo le sue necessità. E' esperienza comune notare come esistano neonati tranquillissimi e neonati urlatori. I primi hanno capito che meno disturbano, meglio è, i secondi che conviene farsi sentire affinchè la mamma accorra, lo prenda in braccio e gli dia da mangiare. Due comportamenti contrapposti, decisioni prese nei primi giorni di vita, che influenzeranno tutta la sua vita. Il primo sarà una persona incline a mettere al primo posto le esigenze degli altri, a mettere le proprie in secondo piano, a stare un passo indietro. Il secondo sarà una persona che si mette in mostra, che valuta le proprie esigenze come prioritarie e che magari avrà scarsa sensibilità per i bisogni degli altri. I bambini porteranno avanti questo schema comportamentale per molti anni della loro vita, fino a quando, divenuti adulti, non capiranno che questo comportamento li danneggia nei rapporti con gli altri e nel rispetto delle proprie esigenze. Quel comportamento che hanno scelto allora come strategia salvavita è oggi un ingombrante salvagente che impedisce loro di muoversi in libertà e arriverà il momento in cui si sentiranno talmente a disagio in questo vestito come se andassero al cinema col salvagente. Ci stiamo avvicinando al concetto di COPIONE secondo Eric Berne, il padre dell'analisi transazionale. Il Copione è quindi un insieme di opinioni su noi stessi, sugli altri e sul mondo, che noi ci formiamo a livello inconscio nell’infanzia, che viene rinforzato dall’ambiente famigliare e dalle esperienze di vita che noi crediamo di scegliere liberamente, mentre volgono tutte alla conferma del copione. Individuare il messaggio copionale e uscirne, decidere di volersi comportare diversamente da come si è fatto finora è la grande sfida che ognuno di noi deve affrontare, se vuole smettere di soffrire per le relazioni che intesse e aggiungere qualità alla propria vita.
Autore: Vera Paola Termali 25 agosto 2019
Questo giochino abbastanza noto consiste nel congiungere i nove punti con quattro tratti, senza staccare la matita dal foglio. Su 80 studenti ai quali lo ha proposto Marianella Sclavi, docente di Antropologia e specializzata in Ascolto Empatico, solamente uno è riuscito a trovare la soluzione nel tempo assegnato di 5 minuti. Quando la docente ha mostrato la soluzione, molti studenti hanno protestato: “ma così si va fuori dalla cornice!”. Il bello è che non c’è nessuna cornice. Il limite lo ha posto l’osservatore, dando per scontata una premessa implicita. Chi ha accettato la premessa implicita, non ha trovato la soluzione. Chi ha ignorato la premessa, si è dato il permesso di inventare un nuovo percorso che raggiungeva l’obiettivo, senza accettare regole non esplicitate, evitando che il suo punto di vista diventasse la cornice. Think outside the box! è questo. Se siamo in grado di farlo, siamo in grado di capire l’altro, di ascoltarlo veramente, di intravedere gli infiniti mondi di cui è fatta la sua realtà. Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista. E sono proprio gli aspetti che più ti irritano nel racconto dell’altro che ti faranno capire che è ora di cambiare punto di vista.
Autore: Vera Paola Termali 7 luglio 2019
https://www.thebachflowers.com/quanto-basta/?fbclid=IwAR03wNxgsFI3cn3ne7av3xVoXrLJ7HB5k94qcrTqZGqD7bqg0Aaw6I8yo0E
Autore: Vera Paola Termali 27 aprile 2018
Quando non vogliamo sapere una cosa, fingiamo di non saperla. E se la finzione è più per noi stessi che per gli altri, creda pure, è proprio, proprio come se non si sapesse. - Luigi Pirandello - Chiunque abbia cercato di capire qualcosa di sè stesso , sa quanto ci siano verità che non vogliamo sapere. Soltanto quando saremo pronti per affrontare tutto il dolore che sta intorno a quella verità, essa ci apparirà in tutto il suo fulgore. Forse soltanto quando avremo lasciato andare una parte del nostro vissuto, perdonato, dimenticato. Sarà come un'illuminazione, un' insight, un fulmine a ciel sereno. Ad un tratto sarà lì, alla nostra coscienza, con tutta la sua pregnanza, e noi ci chiederemo, stupiti e in fondo divertiti, come avevamo fatto a non vederla. La riconosceremo come nostra e vedremo quanto abbiamo fatto per evitare di vederla, quanto ci abbiamo girato intorno per non nominarla, quanto questo comportamento sia stato funzionale alla nostra protezione, alla protezione del nostro bambino interiore. Darle un nome, riconoscerla tutte le volte che la reincontreremo, rappresenta un grandissimo passo avanti nella nostra evoluzione sulla strada della felicità.
Autore: Vera Paola Termali 20 aprile 2018
Seconda puntata del mio incontro con Airi, l'airone cinerino del Parco Nord. con riflessioni su...
Autore: Vera Paola Termali 20 aprile 2018
Ecco qui il mio primo video! L'incontro, dopo i mesi invernali, con Airi, l'airone cinerino che passa la bella stagione a Milano, sull'isolotto del laghetto del Parco Nord. Forse nei prossimi giorni, finita la cova, riusciremo a vedere anche la sua sposa! Non perdiamolo di vista! Sempre con discrezione, però!
Autore: Vera Paola Termali 22 marzo 2018
I caldomorbidi di Luca e Vera (Claude Steiner 1969) C’era una volta un luogo, molto, molto, molto tempo fa, dove vivevano delle persone felici. Fra queste persone felici ve n’erano due che avevano per nome Luca e Vera. Luca e Vera vivevano con i loro due figli Elisa e Marco. Per poter comprendere quanto erano felici dobbiamo spiegare come erano solite andare le cose in quel tempo e in quel luogo. Vedete, in quei giorni felici, quando un bimbo nasceva trovava nella sua culla, posto vicino a dove appoggiava il suo pancino, un piccolo, soffice e caldo sacchetto morbido. E quando il bambino infilava la sua manina nel sacchetto, poteva sempre estrarne un… “caldomorbido”. I caldomorbidi in quel tempo erano molto diffus i e richiesti perché in qualunque momento una persona ne sentisse il bisogno poteva prenderne uno e subito si sentiva calda e morbida a lungo. Se per qualche motivo la gente non avesse preso con una certa regolarità dei caldomorbidi, avrebbe corso il rischio di sviluppare dentro una strana e rara malattia. Era una malattia che partiva dalla spina dorsale e che lentamente portava la persona ad incurvarsi, ad appassire e poi a morirne. In quei giorni era molto facile avere dei caldomorbidi e si incontrava sempre qualcuno che ne chiedeva e qualcuno che ne dava volentieri. Quando uno, cercando nel suo sacchetto, tirava fuori un caldomorbido, questo aveva la dimensione di un piccolo pugno di bambina ed un colore caldo e tenero. E subito, vedendo la luce del giorno, questo sorrideva e sbocciava in un grande e vellutato caldomorbido. E quando veniva posto sulla spalla di una persona, o sulla testa, o sul petto, e veniva accarezzato, piano piano si scioglieva, entrava nella pelle, e permetteva subito alla persona di sentirsi bene e a lungo. La gente in quel tempo si frequentava molto e si scambiava reciprocamente caldomorbidi. Naturalmente erano sempre gratis ed averne a sufficienza non era mai un problema. Come dicevamo poc’anzi, con tutta questa abbondanza di caldomorbidi, in questo paese tutti erano felici e contenti, caldi e morbidi , la maggior parte del tempo. Ma, un brutto giorno, una strega cattiva che viveva da quelle parti si arrabbiò, perché, essendo così tutti felici e contenti, nessuno comprava le sue pozioni e i suoi unguenti. A questo punto la strega, che era molto intelligente, studiò un piano diabolico. In una bella mattina di primavera, mentre Vera giocava serena in un prato coi bambini, avvicinò Luca e gli sussurrò all'orecchio: “Guarda Luca, guarda Vera come sta sprecando tutti i caldomorbidi che ha, dandoli a Elisa. Sai, se Elisa se li prende tutti, può darsi che a lungo andare non ne rimanga più nessuno per te”. Luca rimase a lungo soprappensiero. Poi si voltò verso la strega e disse: "Intendi dire che può darsi che non troveremo più un caldomorbido nel nostro sacchetto tutte le volte che lo cercheremo?". E la strega rispose: "No, assolutamente no. Quando saranno finiti, saranno finiti. E non ne avrai assolutamente più". Detto questo volò via sghignazzando fra sé. Luca fu molto colpito da quanto aveva detto la strega e da quel momento cominciò ad osservare e a ricordare tutti i momenti in cui Vera dava caldomorbidi a qualcun altro. Da quel momento cominciò ad essere timoroso e turbato perché gli piacevano i caldomorbidi di Vera e non voleva proprio rimanere senza. E pensava pure che Vera non facesse una cosa buona dando tutti quei caldomorbidi ai bambini e alle altre persone. Cosi cominciò ad intristirsi tutte le volte che vedeva Vera dare un caldomorbido a qualcun altro. E poiché Vera gli voleva molto bene, essa smise dì dare così spesso caldomorbidi agli altri, riservandoli invece per lui. I bambini, vedendo questo, cominciarono naturalmente a pensare che fosse una cattiva cosa dar via caldomorbidi a chiunque ed in qualsiasi momento venissero richiesti o si desiderasse farlo e, piano piano, senza quasi nemmeno accorgersene, diventarono sempre più timorosi di perdere qualcosa. Così anch'essi divennero più esigenti. Tennero d'occhio i loro genitori e quando vedevano che uno di loro dava un caldomorbido all'altro anche loro impararono ad intristirsi. E così anche i loro genitori se ne davano sempre di meno e di nascosto perché così pensavano che non li avrebbero fatti soffrire. Sappiamo bene come sono contagiosi i timori. Infatti, ben presto queste paure si sparsero in tutto il paese e sempre meno ci si scambiava caldomorbidi. Nonostante ciò le persone potevano comunque sempre trovare un caldomorbido nel loro sacchetto tutte le volte che lo cercavano, ma essi cominciarono a cercare sempre meno, diventando intanto sempre più avari. Presto la gente cominciò a sentire mancanza di caldomorbidi e iniziò così a sentire meno caldo e meno morbido. Poi qualcuno di loro cominciò ad incurvarsi e ad appassire e talvolta la gente persino moriva. Quella malattia, dovuta alla mancanza dì caldomorbidi, che prima della venuta della strega era molto rara, ora colpiva sempre più spesso. E sempre più la gente andava ora dalla strega per comprare pozioni e unguenti, ma, nonostante ciò, non aveva l'aria di star meglio. Orbene, la situazione stava diventando di giorno in giorno più seria. A pensarci bene la strega cattiva in realtà non desiderava che la gente morisse (infatti pare che i morti non comprino balsami e pozioni), così cominciò a studiare un nuovo piano. Fece distribuire gratuitamente a ciascuno un sacchetto in tutto simile al sacchetto dei caldomorbidi eccetto che per il fatto che questo era freddo mentre l'altro era caldo. Dentro il sacchetto della strega infatti c'erano i “ freddoruvidi ”. Questi freddoruvidi non facevano sentire la gente calda e morbida ma la facevano sentire fredda e ruvida. Comunque fosse, i freddoruvidi un effetto ce l’avevano: impedivano infatti che la schiena della gente si incurvasse più di tanto e, anche se sgradevoli, servivano a tenere in vita le persone che abitavano in questo luogo che una volta era stato felice. Così tutte le volte che qualcuno diceva: "Desidero un caldomorbido", la gente che era arrabbiata e spaventata per il loro rarefarsi, rispondeva: "Non ti posso dare un caldomorbido, gradisci però un freddoruvido?". E a volte capitava anche che due persone che passeggiavano insieme pensavano che avrebbero potuto scambiarsi dei caldomorbidi, ma una o l'altra delle due, aspettando che fosse l'altra ad offrirglielo, finiva poi per cambiare idea, ed essi finivano per scambiarsi dei freddoruvidi. Stando così le cose ormai sempre meno gente moriva di quella malattia, ma un sacco di persone era sempre infelice e sentiva molto freddo e molto ruvido. E' inutile dire che questo fu un periodo d'oro per gli affari della strega. La situazione si complicava ogni giorno di più . I caldomorbidi che una volta erano disponibili come l'aria divennero una cosa di grosso valore e questo fece sì che la gente fosse disposta ad ogni sorta di cose pur di averne. In certi casi i caldomorbidi venivano estorti con un po' d'inganno, in altri con un po' di violenza e quando questo avveniva succedeva una cosa strana, che non sorridevano più e s'illuminavano poco a poco e di un colore amaro. Prima che la strega facesse la sua apparizione la gente usava stare in gruppi di tre o di quattro o anche di cinque persone senza minimamente preoccuparsi di chi fosse a dare i caldomorbidi. Dopo la venuta della strega la gente cominciò a tenere per sé tutti i propri caldomorbidi, e a darli al massimo ad un'altra persona. Qualche volta succedeva che quelli che davano a persone esterne dei caldomorbidi si sentivano in colpa perché pensavano che il proprio partner molto probabilmente ne sarebbe stato dispiaciuto e geloso. E quelli che non avevano trovato un partner sufficientemente generoso andavano a comprare i loro caldomorbidi e questo gli costava molte ore di lavoro per racimolare il denaro. Un'altra cosa sorprendente ancora succedeva. Alcune persone prendevano i freddoruvidi, che si trovavano facilmente e gratuitamente, li camuffavano ad arte con un’ apparenza piacevole e morbida e li spacciavano per caldomorbidi. Questi caldomorbidi contraffatt i venivano chiamati caldomorbidi di plastica e finirono per procurare guai maggiori. Per esempio, quando due persone si volevano scambiare reciprocamente dei caldomorbidi pensavano, è ovvio, che si sarebbero sentiti bene, ma in realtà succedeva che nulla cambiava e continuavano a sentirsi come prima e forse anche un pochino peggio. Ma poiché pensavano in buona fede di essersi scambiati dei caldomorbidi genuini, rimanevano molto confusi e disorientati, non comprendendo che il loro freddo e le loro sensazioni sgradevoli erano in realtà il risultato del fatto che si erano scambiati caldomorbidi di plastica. Così la situazione peggiorava di giorno in giorno. I caldomorbidi erano sempre più rari e, a volte, anche guardati con sospetto, perché si confondevano con quelli di plastica, contraffatti. I freddoruvidi erano abbondanti e sgradevoli e tutti pareva volessero regalarli agli altri. C'era molta tristezza, paura e diffidenza e tutto questo era iniziato con la venuta della strega, che aveva convinto le persone che a forza di scambiarsi caldomorbidi un giorno non lontano avrebbero potuto cercare nel proprio sacchetto caldo e scoprire che erano finiti. Passò ancora del tempo ed un giorno una graziosa e florida donna nata sotto il segno dell'Acquario giunse in quel paese sfortunato portando il suo sorriso limpido e caldo. Essa non aveva mai sentito parlare della strega cattiva e non nutriva alcun timore che i suoi caldomorbidi finissero. Li dava liberamente anche quando non erano chiesti. Molti la disapprovavano perché pensavano che fosse sconveniente che i bambini vedessero queste cose e temevano dei guasti nella loro educazione Ma essa piacque molto ai bambini, tanto che la circondavano in ogni momento. Ed anche loro cominciarono a provare gusto nel dare agli altri caldomorbidi quando gliene veniva voglia. I benpensanti corsero ben presto ai ripari facendo approvare una legge per proteggere i bambini da un uso spregiudicato di caldomorbidi. Per questa legge era un crimine punibile dare caldomorbidi ad altri che non alla persona per cui si aveva avuta la licenza. E per maggiore garanzia queste licenze di darsi caldomorbidi si potevano avere per una sola persona e spesso duravano tutta la vita. Molti bambini comunque fecero finta di non conoscere la legge e in barba a questa continuarono a dare ad altri caldomorbidi quando ne avevano voglia o quando qualcuno glieli chiedeva. E poiché c'erano molti, molti bambini... così tanti forse quanto i benpensanti... cominciò ad apparire chiaro che la cosa era molto difficile da contenere. A questo punto sarebbe interessante sapere come andò a finire. Riuscì la forza della legge e dell'ordine a fermare i bambini? Oppure furono invece i benpensanti a scendere a patti? E Luca e Vera, ricordando i giorni felici dove non c'era limite di caldomorbidi, ricominciarono a donarli ancora liberamente? La ribellione serpeggiava ovunque nel paese e probabilmente toccò anche il luogo dove vivete. Se voi volete, ed io sono sicuro che voi vogliate, potete unirvi a loro a dare e chiedere caldomorbidi, e in questo modo diventare autonomi e sani senza più il rischio che la vostra spina dorsale si ripieghi soffrendo e possa appassire.
Autore: Vera Paola Termali 15 febbraio 2018
Finalmente ho deciso di compiere il grande salto e di aggiungere un blog al mio sito. Pare non se ne possa proprio fare a meno in questa società! Continua a seguire il mio sito e scoprirai quanto tempo ci metterò ad imparare ad usarlo decentemente.
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